Pietro Marcellino Corradini


Pietro Marcellino Corradini nacque a Sezze, il 2 giugno 1658, da Torquato e Porzia Ciammarucone, ed ebbe come madrina al fonte battesimale la venerabile Caterina Savelli (1628-1691). Nella prima adolescenza fu inviato a Roma a proseguire i suoi studi, mostrando notevoli attitudini in campo archeologico-giuridico, come provarono subito le sue prime pubblicazioni, apparse quando egli era poco più che ventenne. In età matura, nel 1704-1705, i suoi studi in campo archeologico videro una degna sintesi nella monumentale opera Vetus Latium prophanum et sacrum, ancora oggi miniera di informazioni per esperti ed eruditi. I suoi studi giuridici, invece, lo posero all’attenzione del mondo curiale, tanto che ricevette cariche sempre più notevoli, come quando Innocenzo XIII, nel 1699, non ancora sacerdote, lo nominò sottodatario e poi canonico della basilica romana di S. Giovanni in Laterano. Sebbene facesse parte dei chierici, avendo ricevuto da tempo la tonsura, egli, tuttavia, solo in età matura fu avviato agli ordini sacri, fino all’ordinazione presbiterale, che ricevette il 10 giugno del 1702, a 44 anni, nella basilica di S. Giovanni in Laterano, per l’imposizione delle mani di mons. Domenico Zaoli, vescovo di Veroli e vicegerente di Roma. Da quel momento aumentarono vorticosamente gli incarichi di responsabilità, sempre più grandi, ai quali il Corradini venne chiamato: eletto arcivescovo di Atene “in partibus infidelum” nel 1707, nel 1712 venne creato cardinale del titolo di S. Giovanni a Porta Latina, per poi passare al titolo di S. Maria in Trastevere; nel 1718 divenne prefetto della sacra Congregazione del concilio. Il conclave che seguì alla morte di Benedetto XIII, apertosi il 5 maggio del 1730, si presentò difficile sin dall’inizio, dovendo subire le pesanti intromissioni e i veti posti dai vari governi, e finendo per assorbire al suo interno le spaccature che si erano ormai consolidate in campo politico-diplomatico. Diverse candidature furono bruciate, fin quando, ai primi di giugno, si fece strada il nome del Corradini, che sembrò vicinissimo all’elezione: il veto posto dall’imperatore d’Austria e dal re di Spagna bloccò però un’elezione che ormai era data per scontata e portò sul soglio di Pietro il cardinale Corsini, che prese il nome di Clemente XII. «La gioia del popolo romano all’annunzio dell’elezione avvenuta - afferma il Pastor nella sua Storia dei Papi - fu poca, perché a Roma si era tutt’ora sperato in Corradini, che godeva simpatie molto più grandi». La sua esistenza non fu comunque esclusivamente consumata tra gli affari politico-diplomatici: il Corradini si prese cura di occuparsi delle ragazze povere per provvedere loro un’istruzione religiosa ed insegnare l’arte di molti lavori. Impiantò così a Sezze un collegio per le ragazze (il Conservatorio “Corradini” sopravvive ancora oggi, come ente pubblico di istruzione), al quale provvide anche l’assistenza di una nuova istituzione religiosa da lui appositamente fondata: la congregazione delle Convittrici della S. Famiglia (oggi “Suore Collegine della S. Famiglia” ), un istituto antesignano nella promozione ed educazione della donna, che si propagò anche in altre regioni e soprattutto in Sicilia, tanto che, appena qualche anno dopo la morte del Corradini, vi si contavano già 58 collegi; oggi la sua congregazione religiosa è diffusa in Albania, Gran Bretagna, Italia, Kenya, Messico, Romania, Tanzania. Un uomo non chiuso unicamente nell’azione diplomatica ma nel quale permaneva un’inquietudine profondamente religiosa, un anelito verso le anime e verso i poveri. Così appare spesso il Corradini, come quando, nel redigere con grande perizia e abilità il suo testamento, non dimenticò l’ospedale di S. Gallicano in Roma, domandando che «vi si provveda il fuoco, e la sera un pane con minestra a quelli poverelli che saranno ricevuti nella grande stanza dell’Ospedale, fatta a questo fine, di ricevere, particolarmente l’inverno, quelli miserabili che non possono avere luogo nei letti dell’Ospedale ripieni d’ammalati; acciò non periscano per le strade, e quando l’entrata lo comporti, vogliamo che a detti poveri si dia la sera oltre il pane, e minestra, anche una pietanza». Pietro Marcellino Corradini moriva l’8 febbraio 1743, e alla notizia della sua scomparsa unanime furono il cordoglio e gli attestati di stima. Ma forse l’elogio più bello glielo aveva fatto decenni prima l’ambasciatore veneziano Lorenzo Tiepolo, nella relazione da Roma del 1713, quando mostrò di aver intuito le qualità non solo diplomatiche, ma umane, del dotto cardinale, cogliendone la duttilità interiore: «Io l’ho ritrovato forte nel suo impegno - scriveva il Tiepolo - ma pieghevole alla ragione». Il 9 maggio 1993 il cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo, ha aperto il processo di canonizzazione del cardinale Corradini, chiuso dal suo successore Salvatore De Giorgi. Oggi tutti gli atti sono passati in Vaticano, allo studio della Congregazione delle cause dei santi, per il prosieguo della causa; ne è postulatore il p. Paolo Lombardo o.f.m. e si occupa della redazione della Positio super virtutibus d. Massimiliano Di Pastina.
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