La cattedrale
Il Capitolo dei canonici
Stemma
L’archivio


Notizie storico-istituzionali


La cattedrale

Le origini della basilica cattedrale di Sezze vengono fatte risalire, da una costante tradizione, al III secolo: se è impossibile verificare l’autenticità di questa notizia, è comunque certo che almeno tre edifici di culto si sono susseguiti sul luogo dell’attuale cattedrale, fino alle disposizioni emanate dal visitatore apostolico Pierre le Chartier che, sotto il pontificato di Urbano V (1362-1370), prescrisse di riedificarne le mura rovinate da un incendio; la chiesa venne quindi consacrata il 18 agosto 1364 dal vescovo diocesano fr. Giovanni da Sora (1362-1369).

Il Capitolo dei canonici

Le notizie relative al Capitolo dei canonici sono però di molto anteriori: risalgono perlomeno ad un privilegio concesso loro dall’imperatore Ottone Magno e attraversano i pontificati di Onorio II (1124-1130), Celestino II (1143-1144) e Innocenzo III (1198-1216), i pontefici che nei loro documenti ne registrano la presenza e l’attività.
Il Capitolo della cattedrale di Sezze ha annoverato, fino al 1870, quindici canonici, oltre all’arciprete, all’arcidiacono e al prevosto: fu Gregorio XIII (1572-1585), con il breve Cum itaque del 15 luglio 1581, ad erigere nella cattedrale «ad honorem cathedrae» i benefici canonicali dell’arcidiacono e del prevosto, dotati con una parte dei beni della soppressa parrocchia di S. Paolo; questi due canonicati - seconda e terza dignità del Capitolo dopo quella arcipretale - per qualche tempo sono stati di collazione della santa Sede. Si ignora invece la data di erezione delle prebende del penitenziere e del canonico teologo.
Dopo l’annessione dello Stato pontificio al regno d’Italia, i quindici canonicati vennero ridotti a dodici, numero che è rimasto invariato fino ai nostri giorni; ad essi vanno aggiunti alcuni canonicati, concessi “ad honorem” a personalità ecclesiastiche che si distinguono per munificenza o amore nei confronti della cattedrale e della diocesi.
Oltre all’arciprete - “primus inter pares”, è di diritto presidente del Capitolo - e alle altre “dignità” di arcidiacono e prevosto, il Capitolo è oggi costituito dal canonico penitenziere e dal canonico teologo; i restanti sette canonicati portano il nome dei patroni della città e della diocesi: san Carlo da Sezze, san Filippo Neri, san Leonzio, san Lidano d’Antena, san Luca, san Luigi Gonzaga, santi Pietro e Marcellino.
Al Capitolo era annessa la «cura animarum»: delegata, agli inizi, ad un canonico, in seguito - e fino ai nostri giorni - è venuta stabilizzandosi la consuetudine di conferire il titolo e le mansioni di parroco all’arciprete, per cui al Capitolo restava la cura pastorale abituale, mentre all’arciprete veniva affidato il suo esercizio.
Le più antiche costituzioni capitolari giunte fino a noi, emanate per il governo del collegio canonicale, risalgono al vescovo Andrea Cybo (1517-1522), mentre nuovi statuti - quelli che hanno regolato la vita del Capitolo della cattedrale fino al concilio Vaticano II - vennero promulgati dal vescovo Emilio Pizzoni (1951-1966); lo avevano preceduto, in quest’opera di adattamento della legislazione capitolare, gli analoghi provvedimenti dei vescovi Guglielmo Aretini Sillani (1835-1853), Salvatore Baccarini (1922-1930) e Pio Leonardo Navarra (1932-1951).
Al Capitolo della cattedrale di Sezze Benedetto XIII (1724-1730) concesse, nel 1725, il privilegio del rocchetto e della mozzetta paonazza foderata di seta rossa; ai canonici è riservato pure l’uso della “cappa magna” di ermellino, loro concessa nel 1765 da papa Clemente XIII (1758-1769). Nel 1772, infine, Clemente XIV (1769-1774) riconobbe ai canonici della cattedrale il diritto di fregiare il cappello con un fiocco violaceo. La chiesa madre di Sezze, inoltre, venne decorata da Benedetto XIII del titolo di basilica, privilegio rinnovato nel corso del XIX secolo dal Capitolo lateranense.
Il Capitolo può vantare numerose personalità nel campo ecclesiastico: basti ricordare, per l’antichità, l’arciprete Goffredo, che apparteneva alla familia del cardinale Giovanni da Toledo (1244-1275): come suo chierico lo accompagna durante il viaggio di ritorno da Lione a Roma ed interviene ancora, il 10 maggio 1249, come sottoscrittore di una sentenza emessa dal cardinale a Lione alla cui redazione prende parte in qualità di magister, arciprete di Sezze e chierico cardinalizio. Nell’età moderna e contemporanea si sono distinti: il servo di Dio cardinale Pietro Marcellino Corradini (1658-1743) vescovo di Frascati e fondatore della congregazione delle Suore collegine della S. Famiglia; Ercole Boffi (1829-1906), vescovo di Bagnoregio; Costantino Aiuti, vescovo titolare di Fasi e primo delegato apostolico in Indocina; Ippolito Rotoli, arcivescovo titolare di Tibiuca e nunzio apostolico in Corea; Ubaldo Calabresi (1925-2004), arcivescovo titolare di Fondi e nunzio apostolico.



Stemma

Lo stemma per secoli in uso dal Capitolo di Sezze raffigurava l’immagine della Vergine Maria che accoglie l’annuncio dell’angelo (con evidente allusione al titolo della cattedrale) e le parole CAPITULUM BASILICAE CATHEDRALIS SETIAE: il timbro a secco utilizzato ricalcava il medesimo disegno. A partire dai primi decenni del secolo scorso venne utilizzato un timbro in gomma con la semplice scritta, tuttora in uso: CAPITOLO DELLA BASILICA CATTEDRALE DI SEZZE. Per i documenti prodotti dall’Archivio capitolare, invece, veniva utilizzato un timbro rotondo con l’immagine del patrono della città san Lidano d’Antena e la scritta circolare ARCHIVUM CATHEDRALIS SETIAE.


L’archivio

Un archivio capitolare andò costituendosi con il nascere stesso del collegio dei canonici, attestato perlomeno a partire dal X secolo: costoro, come ci testimoniano documenti del tempo, conducevano vita comune nei locali annessi alla chiesa. Ma già a partire dalla fine del XIV secolo l’iniziale patrimonio - anche in seguito denominato “massa comune” - era stato suddiviso tra il clero addetto alla chiesa: questa decisione segna l’inizio della consolidata costituzione di “gruppi” di beni che confluiranno nelle singole prebende canonicali.
Si conservano, per questi primi secoli, vari documenti: un regesto degli atti risalente al XIII secolo, il privilegium trecentesco della consacrazione della chiesa, numerose pergamene.
Riorganizzatore dell’archivio fu, nel Settecento, il cardinale Pietro Marcellino Corradini (1658-1743), che più volte invitò i canonici, dietro espressa indicazione di Benedetto XIII (1724-1730), a restaurare la stanza dell’archivio ove poter conservare l’ingente materiale documentario accumulatosi nel corso degli anni. Ai suoi tempi, ancora si conservava memoria scritta di due privilegi concessi l’uno da Onorio II (1124-1130), l’altro da Celestino II (1143-1144), attualmente introvabili.
L’archivio non ebbe a soffrire manomissioni durante l’invasione napoleonica dello Stato pontificio, a differenza dell’Archivio diocesano di Sezze, ospitato nei locali dell’episcopio; venne invece progressivamente abbandonato a partire dagli anni ’60 del secolo appena trascorso: il lavoro di riordinamento e di catalogazione, intrapreso dall’arciprete mons. Giovanni Battista Carissimo ed interrotto alla sua morte, fu vanificato da trasferimenti ed accatastamenti dei registri e delle carte, resisi peraltro necessari dalla compromessa staticità del locale dell’archivio.
L’attuale riordino è frutto di un lavoro iniziato a partire dal 1995; grazie al restauro del Palazzo dei canonici, eseguito nel 1998-1999 con i fondi erogati dall’Agenzia romana per il giubileo del 2000, l’Archivio capitolare è stato collocato in un nuovo locale, diverso in verità dalla sede tradizionale (riutilizzata come parte del Museo diocesano), ma di più facile accesso e dotato di moderne scaffalature.
Testimonianza primaria della vita e della attività liturgico-pastorale della cattedrale e dell’intera città di Sezze, proprio per queste sue caratteristiche il 16 aprile 2004 l’Archivio capitolare è stato riconosciuto «di notevole interesse storico» dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio.
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