Confraternita dell’Orazione e morte di Gesù (“della Buona morte”)
Confraternita del Ss.mo Cuore di Gesù (“dei Sacconi”)
Confraternita dei Ss.mi Nomi di Gesù e Maria (“di Gesù e Maria”)
Confraternita del Ss.mo Rosario
Confraternita del Ss.mo Sacramento


Le Confraternite di Sezze

di
Massimiliano Di Pastina


Se si esclude quella del Ss.mo Cuore di Gesù, risalente al sec. XVIII, tutte le altre confraternite di Sezze vantano origini molto antiche: di fatto, per la maggior parte di esse, la prima menzione certa è costituita dalla relazione sullo stato della diocesi (“relatio ad limina”) presentata alla santa Sede nel 1590 dal vescovo diocesano Luca Cardino (1582-1594), in cui si precisa che a Sezze «vi sonno Cinque Confraternite, cio è una de Gesu, una della Madonna, una del Sacramento, una della Morte, e la quinta del nome di Dio».
In questa breve rassegna si da’ conto dei principali dati storici soltanto delle confraternite attualmente in attività e riconosciute dalla autorità ecclesiastica.



Confraternita dell’Orazione e morte di Gesù (“della Buona morte”)

La nascita di questa confraternita è probabilmente da ricollegare all’omonima associazione, sorta a Roma nel 1538 per la sepoltura dei morti abbandonati nella campagna. Non sappiamo quando venne istituita la confraternita di Sezze, ma segno certo della sua antichità è la menzione che se ne trova nella relatio ad limina del vescovo diocesano Luca Cardino (1590); il 23 settembre 1606 venne aggregata all’omonima arciconfraternita di Roma e il 20 ottobre 1676 ottenne la comunicazione delle stesse indulgenze di cui godevano i confratelli romani.
Tra i suoi scopi, che univano l’esercizio di pratiche cultuali e l’aiuto concreto a situazioni di disagio, quello che in seguito la caratterizzò era legato alla realtà della morte, per cui il sodalizio, oltre a rintracciare e dare sepoltura a coloro che fossero morti fuori città, diede impulso alle celebrazioni in suffragio dei defunti e diede vita alla processione del Cristo morto (l’attuale “Sacra rappresentazione della passione di Cristo”). Al governo della confraternita provvedeva il priore, eletto dai confratelli; l’amministrazione invece era affidata agli officiali, quattro procuratori e un depositario o cassiere, eletti il giorno dell’Epifania a scrutinio segreto, presente il vescovo diocesano o il vicario generale, che nel sec. XVIII viene chiamato governatore della confraternita; questi officiali devono rendere conto ai confratelli dell’amministrazione al termine del loro mandato annuale.
Durante le processioni e nelle altre azioni liturgiche i confratelli indossavano l’abito proprio della confraternita, costituito da un saio completamente nero, con cappuccio dello stesso colore; nelle processioni la confraternita era preceduta dalla propria croce e il priore recava in mano un bastone processionale.
Con la completa distruzione della collegiata dei S.S. Sebastiano e Rocco (1944), la Confraternita dell’Orazione e morte perse anche la sua sede: dopo varie peregrinazioni, è stata accolta nei locali della chiesa di S. Anna, appartenente alla parrocchia della cattedrale.
Con regio decreto del 20 ottobre 1932 la confraternita passò alle dipendenze dell’autorità ecclesiastica anche per quanto riguarda «il funzionamento e l’amministrazione, ai termini dell’art. 29, lettera c), del Concordato con la Santa Sede».



Confraternita del Ss.mo Cuore di Gesù (“dei Sacconi”)

Eretta a Roma nel 1729, la Confraternita del Ss.mo Cuore di Gesù ebbe la regola approvata da Clemente XII (1730-1740). A Sezze venne fondata nel 1745 dal celebre predicatore francescano san Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751), durante una missione popolare tenuta in città.
Sorta per l’aiuto alle classi meno abbienti, i documenti ricordano che «Questua in tutte le Feste a totale beneficio de’ poveri»; ha sede nella chiesa parrocchiale dei S.S. Pietro e Paolo, presso l’altare dedicato al S. Cuore di Gesù ed edificato alla fine del sec. XIX: la tela è del pittore setino Giuseppe Turchi, che la dipinse nel 1889, mentre l’altare - iniziato nel 1890 - è opera degli ebanisti locali Giuseppe e Giovanni Bernardi.



Confraternita dei Ss.mi Nomi di Gesù e Maria (“di Gesù e Maria”)

Tale confraternita trova una delle sue prime attestazioni nella relatio ad limina presentata nel 1590 alla santa Sede dal vescovo diocesano Luca Cardino. Sin dalla sua fondazione ha avuto sede nella cappella del Ss.mo Salvatore, all’interno della basilica cattedrale: in essa si conservavano, in una nicchia posta dietro il quadro dell’altare, le due icone di Cristo Salvatore e della beata Vergine Maria, di cui la nostra confraternita aveva cura.
La confraternita di Sezze ottenne, il 6 novembre del 1627, l’aggregazione all’Arciconfraternita del Gonfalone di Roma, con la conseguente comunicazione di privilegi e di indulgenze. Pur continuando ad avere sede ufficiale all’interno della cattedrale, il sodalizio stabilì successivamente una sede più funzionale nell’antica chiesetta di S. Maria della Pietà che, in un prosieguo di tempo, per un fenomeno non insolito, mutò il proprio nome in quello della confraternita: tanto che come “chiesa di Gesù e Maria” è sopravvissuta fino agli anni ’40 del secolo appena trascorso, mentre oggi - per vicissitudini non del tutto chiare e nonostante azioni giudiziarie di rivendicazione - è stata via via ridotta ad altri usi, fino ad essere venduta, insieme alle poche stanze adiacenti e all’annesso ospedale, il primo della città.
La confraternita, pur continuando la sua attività di promozione del culto divino, con il passare degli anni ha legato sempre maggiormente la sua attività alla cura dell’ospedale e all’accoglienza dei poveri: ciò ne ha segnato irrimediabilmente la fine con il nuovo assetto istituzionale determinato dall’unità d’Italia; alla ricerca di sostegni economici, ma anche per riorganizzare e razionalizzare forze esangui o disperse, le autorità governative decisero di “concentrare” le confraternite dedite ad opere assistenziali nelle Congregazioni di carità, a gestione comunale. La confraternita cedette spontaneamente, nel 1886, l’amministrazione dei suoi beni alla locale Congregazione di carità, sperandone una migliore conduzione, ma questo organismo dapprima pose in vendita tutti i terreni del sodalizio, quindi concesse la chiesa alla banda cittadina, poi l’affittò come magazzino per la legna, infine - nel 1922 - la alienò. Perduti beni e chiesa, la confraternita rischiò la completa estinzione, ma nel settembre del 2001 ha ripreso nuovo vigore, con attività che la vedono a servizio dell’intera comunità cristiana di Sezze.
L’abito della confraternita è costituito da una lunga tunica di panno grezzo, completamente bianco, che copre tutta la persona; in vita è stretto da un cordone bianco e rosso, mentre sulle spalle reca una mozzetta rossa orlata di bianco; il cappuccio, che è completamente bianco, copre la testa ed il volto. Sulla mozzetta, dalla parte del cuore, è applicato il distintivo della confraternita, costituito dall’immagine di Cristo Salvatore e della Vergine Maria.



Confraternita del Ss.mo Rosario

Se non conosciamo la data esatta della sua fondazione, sappiamo però che 1581 venne provvista di indulgenze e favori spirituali da Gregorio XIII (1572-1585); inoltre, il 22 febbraio del 1674 il procuratore e vicario generale dell’ordine dei Frati predicatori concesse numerose indulgenze ai suoi confratelli. Anche di questa sodalizio parla Luca Cardino nella relatio ad limina del 1590. La confraternita ha avuto sede nella omonima cappella all’interno della cattedrale di S. Maria; con il tempo, si è trasferita nel Palazzo dei Canonici, annesso alla cattedrale: i confratelli indossano una tunica bianca di panno grezzo, stretto alla vita da un cingolo bianco e azzurro che, cadendo sulla tunica, terminava con due fiocchi; sulla tunica bianca, lungo le spalle e sul petto, mostrano una mantellina di colore azzurro orlata di bianco con, su un lato, un medaglione raffigurante la Vergine Maria. Il venerdì santo alla mantellina azzurra ne sostituivano una analoga, ma completamente bianca.
Direttore (e cioè priore) della confraternita era sempre l’arciprete pro-tempore del Capitolo della cattedrale di Sezze. Il bidello aveva il compito di questuare per la città: le elemosine così raccolte venivano consegnate al depositario, il quale le investiva parte per la cattedrale, parte per i bisogni della confraternita. Il segretario aveva il compito di fissare le date delle riunioni e di tenere aggiornato il libro degli inventari, in cui venivano annotati i beni mobili ed immobili del sodalizio. Non si tenevano, purtroppo, registrazioni dei verbali delle riunioni. Gli officiali della confraternita - il cui mandato durava un anno - venivano rinnovati la prima domenica di agosto, con votazione segreta.
I confratelli erano tenuti a prendere parte alla processione di san Marco (25 aprile), di san Lidano (2 luglio), della Beata Vergine Maria Assunta (15 agosto) e della Beata Vergine del Ss.mo Rosario (7 ottobre): oltre al loro abito consueto, i membri della confraternita vi intervenivano preceduti dal gonfalone, dal Crocifisso proprio e dai lanternoni. In occasione della solennità della Vergine del Rosario, sei confratelli compivano un’ora di adorazione al Ss.mo Sacramento esposto sull’altare.
Con regio decreto n. 678 del 7 giugno 1943 si provvide alla dichiarazione formale del fine prevalente di culto della Confraternita del Ss.mo Rosario di Sezze.



Confraternita del Ss.mo Sacramento

Non si hanno notizie precise sulla data di erezione della Confraternita del Ss.mo Sacramento di Sezze, che ha avuto sede sin dalla sua fondazione nella omonima cappella all’interno della basilica cattedrale di Sezze, per poi essere trasferita, agli inizi del XX secolo, nell’attiguo Palazzo dei canonici della cattedrale. A tutt’oggi la più antica menzione del sodalizio sembra quella contenuta nell’atto del 13 giugno 1560, rogato dal notaio setino Giovanni Battista Mercadante, con cui Cesare de Liliis lega alcuni suoi beni alla confraternita. A partire da questa data le notizie si fanno più frequenti: Albenzia Pietrojanni, moglie di Francesco De Angelis, con testamento rogato a Sezze dal notaio Paolo Valletta il 30 agosto del 1585 lega i suoi beni alla confraternita con l’obbligo di utilizzarne i proventi «cum hac conditione, et onere, ut ipsa Societas singulis annis in perpetuum in festo S. Mariae Augusti dotare deberet unam ex Puellis pauperibus setinis sorte extrahendis»; se ne trova ancora menzione qualche anno più tardi, nella relatio ad limina presentata nel 1590 alla santa Sede dal vescovo Cardino.
Attività precipua della confraternita, che nei secoli ne ha caratterizzato la presenza, è la dignitosa conservazione delle Specie eucaristiche, il decoroso aspetto dell’altare del Ss.mo Sacramento, la cura della pietà eucaristica, la solenne celebrazione del culto divino; per consuetudine ab immemorabili la confraternita provvede a quella forma particolare di culto eucaristico meglio noto con il nome di “Quarant’ore”. A questo scopo vengono impiegate tutte le eventuali disponibilità economiche del pio sodalizio, sia provenienti dall’amministrazione dei beni, che da raccolte ed oblazioni occasionali. Fino al 1846 era esclusivo diritto dei confratelli recare le aste del baldacchino sovrastante il ss.mo Sacramento durante la processione del Corpus Domini; in quell’anno, con deliberazione assunta il 10 maggio, tale diritto venne concesso «perpetuamente alla confraternita del Rosario [...] con riserva di portare 2 aste dai fratelli del Ssmo il giorno del corpus Domini».
I confratelli indossano una tunica bianca di panno grezzo, stretto alla vita da un cingolo bianco e giallo che, cadendo sulla tunica, termina con due fiocchi; sulla tunica bianca, lungo le spalle e sul petto, mostrano una mantellina di colore giallo orlata di bianco con, su un lato, un medaglione raffigurante un ostensorio.
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