Posizione e territorio
La leggenda
La storia
Dal Medioevo ad oggi
Archeologia ed arte
Personalità di Sezze


Sezze: notizie storiche



Posizione e territorio

Sezze (provincia di Latina, diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno) è situata a m. 319 sul livello del mare; occupa una superficie di kmq 101.38 ed ha 28.200 abitanti circa, che sono denominati setini. Il suo territorio confina con i comuni di Bassiano, Carpineto Romano, Latina, Pontinia, Priverno, Roccagorga, Sermoneta. Grazie alla sua posizione il clima è mite d’inverno e fresco d’estate. Sezze sorge su uno dei sistemi collinari che si distaccano dal monte Semprevisa (è la cima più alta dei monti Lepini con i suoi m. 1535); la cittadina occupa uno sperone del monte Trevi che si affaccia verso la pianura, dominandola, mentre all’interno il suo territorio digrada verso l’ampia, verde e fresca vallata di Suso. Sezze occupa una posizione strategica sia rispetto agli altri insediamenti collinari, sia rispetto agli itinerari pedemontani e di pianura. Il suo nome è costantemente collegato alle vicende belliche che la impegnarono con i paesi confinanti. La predominanza di Sezze, un tempo espressa da torri e commerci, si conferma oggi nella maggiore densità demografica. In campo culinario è apprezzata per gli ottimi carciofi, per alcuni squisiti piatti locali (come la zuppa di fagioli) e per l’ottimo pane casareccio ed i dolci del luogo, le paste di mandorle e di visciole. Di qualità e di notevole quantità è la produzione del pomodoro.



La leggenda

Le origini della città di Sezze si perdono nella leggenda. Come Fondi e la vicina Norba, Sezze vanta Ercole quale progenitore, il cui mito di uomo invincibile è pari a quello di fondatore di città. Stando alla testimonianza di Berossus - astronomo e storico caldeo del IV secolo a.C. - e di Plinio il Vecchio, dopo aver soggiogato la Spagna, Ercole venne in Italia per prosciugare una palude ed edificare città: «Hercules devicta Hispania in Italiam immigravit, desiccatisque palutibus urbes quam plurimas condidit». L’antico nome Setia si fa risalire etimologicamente da setis, le setole del leone Nemeo («setis Nemeaei leonis»), di cui Ercole si gloriava. In onore del fondatore i setini utilizzarono - e utilizzano ancora oggi - come simbolo della città il bianco leone rampante ucciso da Ercole, che regge tra gli artigli una cornucopia ricolma di frutti (alludente alla ricchezza del territorio) con attorno la scritta: «Setia plena bonis gerit albi signa leonis - Sezze piena di beni porta le insegne del bianco leone».


La storia


Al di là del mito, è certo che il territorio di Sezze fu abitato fin dalla preistoria: lo dimostrano alcuni reperti di varia natura, custoditi nel locale Antiquarium comunale e a Roma, nel Museo nazionale preistorico etnografico “Luigi Pigorini”.

Nel lontano 490 a.C. Sezze fu assalita dall’esercito volsco, comandato dal patrizio romano ribelle Coriolano, nella guerra che questi aveva scatenato contro la patria; Sezze aveva per Roma una grande importanza strategica essendo una città latina nel territorio dei volsci. Nel IV secolo a.C. Sezze, città latina, poco o niente toccata dalla già avvenuta invasione volsca, è sicuramente una solida colonia romana: infatti, la prima notizia storica che ci è data da uno storico romano, Velleio Patercolo, narra che Sezze fu assoggettata da Roma, come tutte le città vicine, e divenne colonia romana nel 382 a.C. Una colonia, la cui importanza in un sistema latino-romano che si opponeva ai tentativi di penetrazione volsca predisposto dai romani, è rivelata dalle massicce mura poligonali che si possono vedere tuttora in più punti, e che è evidente dalla sua posizione strategica e commerciale a ridosso della via Pedemontana e della via Appia, le strade che collegavano Roma con le città e i popoli a meridione. Sappiamo che nel 340 a.C. Sezze guidò la rivolta contro Roma (soffocata nella battaglia di Trifano) dei latini che chiedevano uguali diritti politici. Per le sue fortificazioni e per la sua posizione isolata e fortificata Sezze fu scelta per custodire i prigionieri cartaginesi durante la seconda guerra Punica: da qui partì nel 198 a.C. - come narra Tito Livio - la rivolta degli schiavi capeggiata da Spartaco, che minacciò la grandezza di Roma. Durante la guerra sociale tra Mario e Silla, Sezze parteggiò per il perdente Mario e fu conquistata da Silla nell’82 a.C. ma non venne distrutta, come accadde per la vicina Norba, segno forse di una capacità di trattare di diverso livello. Quando, nel periodo imperiale, la pax romana ridusse la provincia pontina ad unità, Sezze visse una vita tranquilla e florida, segnata da un certo grado di benessere (era famosa per le sue ville) che le veniva dalla buona agricoltura e da una qualche fama dei suoi vini, lodati da Marziale («La pendula Sezze, protesa sulle paludi pontine / città piccolina manda botti di vecchio vino»), Giovenale («Sezze che tu sia bella nessun lo nega. Lo dice il vento stesso che circondi / la forza con cui Roma il mondo piega è pari alla bellezza che tu espandi») e Cicerone. Il periodo successivo alla caduta dell’impero romano non colpì particolarmente Sezze, che dall’alto del suo colle poteva difendersi e, grazie alla sua agricoltura di pianura, garantirsi l’autosufficienza alimentare. Di fatto non si registrano episodi di efferatezze e distruzioni che caratterizzarono la vita di altri centri vicini nell’età delle bande greco-barbariche, né in quella successiva delle scorrerie saracene.

Nel 956, affrancandosi dalla amministrazione papale, si organizzò come libero comune dandosi usi e leggi proprie, fino a quando non fu conquistata dalle truppe della famiglia Caetani, che sottoposero la città per 12 anni a continui saccheggi finché non furono cacciati da una rivolta popolare.
La pianura di Sezze fu al centro di un episodio di bonifica che è rimasto nelle cronache. Fu condotta da san Lidano d’Antena (1026-1118), un monaco benedettino che risanò una parte delle paludi sottostanti la città, nel territorio che ancora oggi si chiama “Quarto S. Lidano”. Edificato un monastero con annessa chiesa (dedicata a S. Cecilia), dopo la sua morte venne canonizzato ed eletto patrono della città; alla sua bonifica si riferiscono indubbiamente le attestazioni che gli attribuiscono il miracolo di aver fatto tacere le rane gracidanti: un miracolo che, evidentemente, si ricollegava al prosciugamento dei pantani nei quali le rane prosperavano. Questo episodio dimostra anche la forte interrelazione che Sezze ha sempre avuto col territorio di pianura, un territorio nel quale ora è insediata l’importantissima frazione di Sezze Scalo, nata ai bordi della linea ferroviaria Roma-Napoli, matrice di pendolarismo, faticoso e produttivo.



Dal Medioevo ad oggi


Il periodo medioevale caratterizzò Sezze per una sostanziale tranquillità, che le consentì di creare un forte nucleo storico, tuttora sopravvivente, ma che non la tenne lontana da scaramucce e da veri e propri episodi di guerra locale con i vicini paesi, sia per ragioni legate all’impantanamento dei territori di pianura, sia per questioni di confine coi paesi collinari. Tali questioni punteggiarono larga parte del Medioevo e le cronache locali registrano più di una volta solenni pacificazioni pubbliche fatte fra i rappresentanti di Sezze con quelli di Carpineto, Bassiano, Priverno, Sermoneta. Il Medioevo ha conferito alla città la sua struttura fortemente caratterizzata dalla presenza di un reticolo viario - originatosi da preesistenze romane - che tende a convergere, attraverso successivi circuiti, verso la parte più alta del centro storico, le attuali piazza De Magistris-piazza Regina Margherita. Case addossate le une alle altre, strade acciottolate, vicoli e gradinate, arredi in pietra, scale esterne, cimase, qualche bifora, continuano a ricordare un gusto architettonico che sempre più tende a scomparire sotto le continue modifiche odierne.

In questo periodo, soprattutto, la città accoglie tra le sue mura diversi pontefici, in un momento storico in cui l’itineranza della sede pontificia costituisce non una eccezione, ma un fatto normale, determinato non soltanto dal bisogno di trovare riparo dalle turbolenze di Roma, ma da una presenza più puntuale nei territori dello stato; così, salgono e risiedono a Sezze Gregorio VII (1073), Pasquale II (1116), Lucio III (che vi restò per quasi un anno, nel 1182).

Il Cinquecento e il Seicento costituiscono per la città periodi di forte coscienza civica ed ecclesiale: non per nulla alla fine del sec. XVI data la costruzione del Collegio setino della Compagnia di Gesù, che rimarrà per oltre due secoli a testimoniare la volontà di assicurare una soda educazione ai cittadini; al Seicento appartengono le figure più rappresentative della spiritualità setina: la venerabile Caterina Savelli (1628-1691) e san Carlo da Sezze (1613-1670). Se nel 1656 la popolazione di Sezze fu dimezzata a causa della peste che colpì l’Italia (ma duri colpi ebbe anche dalle scorrerie delle truppe spagnole e austriache), qualche anno dopo vi fu istituita - tra le prime in Italia - l’Accademia scientifico-letteraria degli Abbozzati (venne poi rivitalizzata nel sec. XVII ed ebbe il nuovo nome di Accademia degli Addormentati).

Nel 1798 l’esperienza della Repubblica romana giunse in città, che ebbe eretto l’albero della libertà, abbattuto il governo pontificio, soppressi monasteri e conventi; una esperienza che ebbe però vita effimera, sollevandosi i setini e cacciando i francesi. Nel 1870 Sezze entrò a far parte del regno d’Italia. Durante la seconda guerra mondiale i bombardamenti americani distrussero chiese e palazzi del centro storico, causando anche numerose vittime tra i civili. Dall’inizio del secolo al periodo fascista e dal dopoguerra ai nostri giorni i setini sono stati protagonisti nelle grandi lotte per l’emancipazione del mondo contadino e per la libertà; l’esperienza degli “scioperi a rovescio” ebbe a Sezze una significativa sperimentazione, come pure la presenza di uomini politici setini nel parlamento nazionale è sempre stata vivace e impegnata.



Archeologia e arte


Alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso una campagna di scavi ha evidenziato la presenza di molti reperti risalenti fino all’VIII secolo a.C. Già nella preistoria, i dintorni di Sezze si erano distinti per l’ottima posizione geografica: ciò è dimostrato dalla moltitudine di ritrovamenti di quell’epoca. Parte dei reperti - collocati, come già detto, nel locale Antiquarium comunale ed esposti al Museo “Pigorini” di Roma - testimoniano che le grotte nei dintorni furono abitate in quel periodo. Sezze, del resto, era situata non lontano da una delle strade più famose dell’epoca, la via Appia; una grande quantità di edifici romani di particolare rilievo nella zona, oggi abbandonati, testimoniano quanta parte ebbe nella storia.

Nell’Antiquarium comunale si trovano due raccolte, una dedicata alla preistoria, l’altra all’età romana, una pinacoteca ed un settore di reperti medioevali. La sezione preistorica, disposta in cinque sale, comprende reperti dal Paleolitico all’Età del ferro. La sezione archeologica comprende epigrafi, oggetti, utensili, cippi e un grande mosaico di circa dieci metri quadrati rinvenuto nel 1960 nel sito della curia di epoca romana. I reperti archeologici conservati testimoniano la presenza dell’uomo fin dal tardo Paleolitico. Quelli più significativi sono stati trovati in grotte situate sulle pendici delle colline: la grotta Iolanda, il riparo Roberto con graffiti raffiguranti cervi in fuga, l’Arnalo dei Bufali dove fu rinvenuto nel 1936 un disegno rupestre raffigurante una forma umana schematica a “fi” greca.

Tra i monumenti di maggior rilievo occorre ricordare (sulla strada per Latina Scalo, in località “Archi di S. Lidano”) una tomba romana chiamata “La Torre”, i ruderi di un tempio probabilmente dedicato a Giunone appartenente forse al IV secolo a.C. ma edificato su un santuario assai più antico, e i resti di un ponte romano del III-II secolo a.C. (i cosiddetti “Archi di S. Lidano”); a est di Sezze Scalo, sulla s.s. 156 dei monti Lepini - andando verso Frosinone - alle pendici del monte Trevi, ben visibili dalla strada vi sono le sostruzioni di una grande villa di età romana.

Vi sono poi i ruderi del castello di Monte Trevi. Su questo monte (m. 505 s.l.m., a est di Sezze), ripido e strategicamente perfetto, si ergeva un classico complesso feudale (castello e case circostanti, un monastero) risalente agli inizi del XIII secolo. Il possesso di questo castello passò di famiglia in famiglia nel corso degli anni, e fu anche conquistato da Ladislao, re di Napoli, che lo riconsegnò al papa solo dopo il pagamento di una forte somma di denaro. Vi sono oggi pochi resti: le rovine delle antiche mura del castello e delle case. Sul finire del secolo XV i setini distrussero il feudo e si accanirono a “spianarlo” (ancora oggi a Sezze, per indicare la distruzione completa di qualcosa, si usa il detto «spianà Trevo»).

Nel territorio di Sezze, collinare e di pianura, sopravvivono alcune torri medioevali, la più interessante delle quali è certamente quella detta dell’Acquapuzza, dal sito in cui sorge, presso il quale c’è una piccola scaturigine di acqua sulfurea. È una torre circolare in pietra, coronata al vertice da beccatelli; fu edificata probabilmente nel XII secolo e appartenne a un feudatario che prese il nome dal luogo e che ebbe un ruolo autonomo rispetto ai vicini comuni.

La visita al nucleo storico di Sezze è agevole, grazie all’impianto viario che consente di penetrare in ogni angolo della città. La parte più antica è testimoniata da ampi tratti delle robuste mura poligonali, che corrono lungo tutto il perimetro urbano: sono rappresentate, dove più dove meno, le quattro maniere costruttive. Altri tratti emergono nella parte più interna e alta della cittadina, dove un tempo sorgeva l’acropoli. I tratti più vistosi, oltre a quelli che fanno da base a costruzioni medioevali, sono una poderosa costruzione in opera quadrata bugnata comunemente denominata “Tempio di Saturno” e il cosiddetto “Bastione”, che formava l’apparato esterno di una struttura di deposito d’acqua, e un forte spigolo nella parte occidentale. Il tratto più esteso si può percorrere al di sotto della chiesa di S. Veneranda Parasceve, alla Porta Pascibella, da dove si svolge una strada esterna che costeggia l’edificato poligonale. L’ingresso al nucleo abitativo avveniva attraverso quattro porte: Porta S. Andrea (dalla omonima chiesa ad essa vicina), Porta Paolina (oggi Porta Gioberti, deve il suo nome a papa Paolo V che la fece riedificare), Porta Romana - detta anche Porta di Piano - (che collega la città con la strada verso Roma e la pianura) e Porta Pascibella (vi si stipulavano i trattati di pace (“pax”) e vi si dichiarava la guerra (“bellum”).

Il simbolo più prestigioso dell’età medioevale e dell’intera città è rappresentato dalla basilica cattedrale di S. Maria, una costruzione di bianca pietra locale di stile romanico-gotico che risente delle influenze della scuola cistercense della vicina abbazia di Fossanova.

Altre interessanti costruzioni del centro storico sono la chiesa di S. Veneranda Parasceve, a Porta Pascibella, risalente all’XI secolo, appoggiata ad un tratto delle mura poligonali ma fortemente modificata; la chiesa parrocchiale dei S. S. Pietro e Paolo, risalente al XVII secolo, annessa al palazzo seicentesco del Seminario vescovile diocesano (già collegio della Compagnia di Gesù), nella parte alta della cittadina; palazzo De Magistris, oggi sede del comune; la torre medioevale della famiglia Pagano; il palazzo settecentesco Iucci-Santoro, su via S. Carlo da Sezze; il palazzo (molto manomesso) con il bel cortile della nobile famiglia de Ovis su via Umberto I, ove sorge pure l’armonioso palazzo dei marchesi Rappini di Casteldelfino; interessante anche la chiesa settecentesca della S. Famiglia (detta del Bambin Gesù), annessa al Conservatorio “Corradini”, ambedue edificati dal cardinale Pietro Marcellino Corradini. Distrutta il 22 maggio 1944 dall'aviazione alleata, la chiesa collegiata dei S.S. Sebastiano e Rocco costituiva un significativo esempio di architettura baroccca del XVIII secolo

Nelle immediate vicinanze del centro storico sorgono la sontuosa chiesa di S. Maria delle Grazie, nella zona degli “Zoccolanti”, adiacente al grande convento dei Frati minori, il cui ampio e dominante comprensorio fu acquisito dal comune ed è ora destinato a cimitero cittadino; la chiesa di S. Francesco (detta anche di S. Giuseppe), annessa al convento dei Frati minori cappuccini, successivamente trasformato in Colonia agricola pontina per gli orfani di guerra e di influenza, che oggi ospita l’Istituto statale di istruzione secondaria superiore “Pacifici e De Magistris” (comprendente il Ginnasio-Liceo classico, il Liceo delle scienze sociali, l’Istituto tecnico commerciale, il Liceo scientifico: cfr. www.istitutosuperioresezze.it/scuola); la chiesa di S. Bartolomeo (detta di S. Antonio), annessa al convento dei Frati minori conventuali, trasformato nel 1873 in Ospedale civile; la chiesa di S. Lucia, nata come monastero di monache Benedettine, poi passato ai Carmelitani e quindi divenuto di proprietà del Capitolo dei canonici della cattedrale (1462), oggi di proprietà della omonima parrocchia di cui la chiesa è stata sede per alcuni decenni; il seicentesco monastero delle Clarisse di S. Chiara, con una piccola chiesa coeva, da qualche anno acquistato dalla Provincia di Latina.



Personalità di Sezze


Caio Titinio, poeta romano (I secolo a.C.)

Caio Valerio Flacco, uno dei grandi poeti romani del I secolo d.C., autore del poema epico Gli argonauti che narra le imprese di Giasone alla conquista del vello d’oro

Paolo Romano (1414-1471), scultore, autore della statua di S. Paolo a Castel S. Angelo in Roma e delle sculture dell’arco di trionfo di Alfonso d’Aragona di Castel Nuovo a Napoli

Carlo da Sezze (1613-1670), santo, fratello laico dei Frati minori, uno dei più grandi scrittori mistici del Seicento

Caterina Savelli (1621-1698), venerabile, si dedicò alla cura della gioventù femminile ed ebbe numerosi doni mistici

Pietro Marcellino Corradini (1658-1743), servo di Dio, cardinale tra i più importanti del suo tempo, illustre giureconsulto e archeologo famoso, fondatore del Conservatorio “Corradini” e della congregazione religiosa delle Suore collegine della S. Famiglia

Bonifacio da Sezze (1747-1799), venerabile, fratello laico dei Frati minori, fondatore di un orfanotrofio a Roma (poi confluito nel “Tata Giovanni”, di cui è considerato co-fondatore) e a Sezze

Anacleto Della Gatta, pittore vissuto nel XIX secolo, appartenente alla corrente artistica dei macchiaioli

Giuseppe Turchi (1840-1895), famoso pittore ritrattista e decoratore, morto a Singapore mentre ne affrescava la reggia

Elide Rosella (1919-1944), i suoi contemporanei non esitarono a definirla «novella martire della purezza sull’esempio della Beata Maria Goretti».

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